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agli altri testi di Calvino

Alzare gli occhi dal libro (leggeva sempre, in treno) e ritrovare pezzo per pezzo il paesaggio - il muro, il fico, la noria, le canne, la scogliera - le cose viste da sempre di cui soltanto ora, per esserne stato lontano, s'accorgeva: questo era il modo in cui tutte le volte che vi tornava, Quinto riprendeva contatto col suo paese…
                                    da La speculazione edilizia, I, pag. 781, incipit

ELCO
4 F

Ogni cosa sembrava più bella, aveva la capacità di irradiare armonia nei visi della gente. O almeno a lui, sceso dal treno e diretto alla sua abitazione, sembrava così.
Finalmente poteva rivedere il mare, il soggetto che lo ispirava di più al mondo. Una distesa d'acqua salata che sembra accarezzare la terra con le sue grandi mani schiumose ma capace anche di schiaffeggiarla con forza diventando ancora più pericolosamente affascinante. Ha un fascino tale da poter incantare chiunque, quello stesso fascino che può spingerti a voler raggiungere le sue onde, ad essere cullato dalla loro dolcezza o sballottato dalla loro rabbia, per gustarti più da vicino ciò che non vedi da tempo e goderti sensazioni di cui sentivi la mancanza, come il contatto diretto con la sabbia finissima e delicata che conosci dall'infanzia.
Questo contatto è simile a quello che unisce l'acqua a quel venticello umido e tiepido che ti fa rabbrividire quando ti sfiora la pelle e che sa darti quello strano senso di sollievo che ti accompagna per tutto il giorno, fino al tramonto.
Ed ecco quel magico gioco di colori che si fa spazio tra le poche e soffici nuvole che abitano il cielo e che permette ai pesci di farsi più coraggiosi e raggiungere la riva, sicuri ormai di non essere più disturbati da nessuno. Così per loro inizia la tranquillità, come per Quinto, che ormai entrato in casa e raggiunto il tavolo, considerato in passato come un fedele compagno, decide di mettersi a scrivere, ispirato da quell'atmosfera suggestiva che lo colpisce ogni volta e gli trasmette sensazioni sempre nuove ma tutte allo stesso modo particolarmente speciali.
Può decidere di iniziare un romanzo, di scrivere una semplice favola, di riversare tutte queste emozioni in una semplice poesia o di iniziare una pagina del suo amato diario, per tenere queste sensazioni sempre a portata di mano ma solo per sé.
Oppure può appoggiare i suoi gomiti sul tavolo, adagiare la testa stanca tra le mani e osservare ciò che succede là fuori, sapendo che in ogni caso quell'immagine rimarrà per sempre impressa nella sua memoria, perché il suo paese, anche se piccolo, vuoto e un pò isolato, è tutto ciò che di caro gli è rimasto.

Mattia Benvenuto
5 A

…e ogni volta riscopriva qualcosa di nuovo. Ogni situazione, ogni epoca della sua vita gli riservava una nuova esperienza senza sapere mai cosa aspettarsi. La forza con cui ogni volta veniva colpito da un nuovo elemento che scorgeva nel nuovo mondo che ogni volta gli si parava davanti era incredibile; una nuova luce illuminava il mondo e senza sapere né come né perché, sentiva che anche lui cambiava di pari passo con la realtà che davanti a lui trasmutava.
Era incredibile, per esempio, vedere per la prima volta un particolare di un elemento a lui tanto noto e scoprire che in realtà ciò che pensava come verità potesse racchiudere altre verità, sottoinsiemi della realtà che colpisce immediatamente, svincolata da ogni riflessione, analisi e e dal porsi interrogativi di ogni sorta.
Scoprire che la verità che l’uomo coglie nella sua esperienza sensibile immediata può differire così tanto dall’osservazione, e poi dal ragionamento, fa capire che la conoscenza umana si articola in gradi di percezione ontologicamente differenti e una volta che si arriva a comprendere lo scarto tra verità soggettiva e verità universale si apprende qualcosa di nuovo con un impatto, una forza stupefacente e uno stupore ascendente che dissimula l’atarassia normalmente cercata rispetto all’essere.
Non penso che l’attenzione conoscitiva sia più di tanto volta al superamento del limite umano autoimpostosi per convenzione dalla società in cui viviamo ma sia casualmente che casualmente molto dipendente dalla volontà dell’uomo.

Camilla Frigerio
5 A

…stavolta, però, c’era qualcosa di diverso in lui: era cambiato dall’ultima volta che vi era tornato, aveva avuto esperienze, dolorose e felici, e aveva sperimentato cose che nella sua mente di ragazzo non aveva mai immaginato. Era diventato maturo, un uomo. Ora trovava tutto strano e sconosciuto, ma il suo nuovo coraggio, acquisito lungo il percorso, non gli faceva più provare paura. Adesso era pronto per affrontare tutto ciò a cui aveva malinconicamente ma con terrore pensato durante la sua assenza, lunga assenza. I fatti in sospeso non sarebbero più stati tali: avrebbe rivisto le persone da cui era voluto scappare, gli eventi che aveva voluto dimenticare. Nonostante la sua maturata temerarietà, più si avvicinava alla meta d’arrivo più una sorta di tremore gli prendeva tutto il corpo, leggera quasi impercettibile. Ora cadeva nello sconforto:questa volta doveva farcela: quante volte era fuggito? E se tutto il suo peregrinare non fosse servito a nulla? Se ormai tutta la sua vita non avesse più senso? Ricominciò a sentirsi piccolissimo rispetto agli ampi campi che stava attraversando, ma, arrivato all’ingresso del paese, una rassegnazione lo invase e ritrovò le forze di proseguire il suo intento. Sceso dal treno riconobbe l’aria tristemente familiare egli passò per l’anticamera del cervello di desistere. Cosa serviva ormai a questo punto della sua vita? Ma non si lasciò abbattere e andò dritto per la sua strada, sfidando i traumi che l’avevano indotto alla fuga. S’incamminò come un uomo vero e forte e si sentì finalmente pronto a tutto: faceva quello che aveva sempre voluto fare e questo dava senso alla sua esistenza. Andò verso il luogo che l’aveva sempre terrorizzato e lì riuscì a fare quello che doveva.